UE e Sud America: come sfruttare gli accordi doganali per aumentare la competitività – focus Cile

Forse non tutti sanno che, già dai primi anni 2000, l’Unione Europea ha stipulato degli accordi commerciali con diversi Paesi dell’area sudamericana, come Cile, Messico, Perù, Colombia ed Ecuador. In particolare, a partire dal 1° febbraio 2003 è entrato in vigore l’accordo di libero scambio tra UE e Cile, che ha portato nel 2013 ad una eliminazione quasi totale dei dazi nelle movimentazioni tra Bruxelles e Santiago. Inoltre, in considerazione dell’importanza reciproca dei rispettivi mercati di sbocco, nel luglio 2019, l’UE e il Mercosur (Unione composta da Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Venezuela – quest’ultimo ad oggi sospeso) hanno raggiunto un accordo interregionale che, una volta entrato in vigore, abbatterà ulteriormente le barriere daziarie tra le due aree geografiche, per ottenere un risparmio stimato di 4 miliardi di euro di dazi all’anno.  

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Nel 2019 l’UE è stato il terzo partner commerciale del Cile, rappresentando il 12% dei traffici totali del Paese, nonché il terzo mercato di provenienza sul totale delle importazioni annue.  

I flussi commerciali che dal vecchio continente si muovono verso lo Stato andino riguardano principalmente il settore dei macchinari (31%), dei mezzi di trasporto (26%) e dei prodotti chimici (11%). Una delle ragioni che giustifica dei numeri così importanti è riconducibile all’entrata in vigore, il 1° febbraio 2003, dell’accordo tra UE e Cile. A seguito di un ben preciso “calendario di smantellamento tariffario”, si può dire che già dal 2013 il commercio tra le aziende europee e quelle cilene è a dazio zero per quasi tutte le categorie merceologiche.  

Quali sono però gli adempimenti da rispettare per poter utilizzare le agevolazioni previste e senza rischiare sanzioni? In primis, è necessario verificare che il prodotto oggetto di prospettata esportazione sia di origine preferenziale, secondo le regole previste dall’accordo che istituisce un’associazione tra la Comunità europea – oggi UE – e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica del Cile, dall’altra (link); in seconda istanza, sarà altresì fondamentale ottenere un certificato di circolazione – c.d. EUR.1, attestante l’origine della merce. 

A tale proposito, è opportuno sottolineare che un’errata dichiarazione di origine in dogana può configurare il reato di falso in atto pubblico ai sensi dell’art. 483 del c.p., con conseguenze penali per il legale rappresentante della società esportatrice. D’altra parte, la mancanza dell’EUR.1 non consente la possibilità di ottenere le riduzioni o le esenzioni daziare previste al momento dell’importazione nel Paese di destinazione. 

Infine, ricordiamo che in attesa del processo di ratifica del menzionato accordo tra UE e Mercosur, gli altri mercati sudamericani con cui l’UE ha stipulato accordi di libero scambio – e che dunque beneficiano di riduzioni o esenzioni daziarie all’importazione – sono il Messico, il Perù, la Colombia e l’Ecuador. 

Extero è in grado di guidare la crescita internazionale delle aziende con azioni concrete e verificabili, offrendo il proprio supporto anche nell’identificazione delle regole di origine preferenziale applicabili alle diverse tipologie di prodotti, nell’ottenimento e nella gestione delle prove di origine, nonché nel rapporto con le autorità doganali.  

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